Non ripetiamo gli errori fatti a febbraio, ovvero sottovalutare le
potenzialità di questo nuovo Virus.
A febbraio non eravamo pronti e si è dovuto bloccare tutto, adesso è pur
vero che sappiamo curarlo meglio, che per le terapie intensive non ci sono
liste di attesa, ma non facciamo non ripetiamo gli errori fatti a febbraio;
applichiamo dei principi di cautela e cerchiamo di evitare una nuova chiusura
generalizzata.
Evidentemente gli interessi sono tanti e accontentare tutti non è sempre
facile (sono stati fatti ben 3 DPCM in 14 giorni), ma il principale obiettivo è
quello di RIDURRE IL RISCHIO DI CONTAGIO per i singoli e per la collettività in
tutti i settori produttivi ed economici (per evitare una nuova chiusura generalizzata).
Nei DPCM viene detto che è fatto obbligo di indossare dispositivi di protezione
delle vie respiratorie in tutti i luoghi, ad eccezione di quelli in cui sia
garantita in modo continuativo la condizione di isolamento, con salvezza(lo traduco con ad eccezione) dei protocolli e delle linee guida
anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e
sociali, nonché delle linee guida per il consumo di cibi e bevande.
Dobbiamo ora distinguere all’interno delle attività quelle persone che
appartengono agli utenti da quelle che sono i lavoratori: gli utenti (o clienti
che dir si voglia) devono rispettare i DPCM mentre per la tutela dei lavoratori,
il sistema aziendale della prevenzione consolidatosi nel tempo secondo
l’architettura prevista dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81
costituisce la cornice naturale per supportare la gestione integrata del rischio
connesso all’attuale pandemia. Infatti, per i lavoratori c’è un ulteriore articolo
all’interno dei DPCM ai sensi del quale tutte le attività produttive
industriali e commerciali devono rispettare i contenuti del protocollo del 24
aprile 2020, ad eccezione di quanto di quanto al paragrafo precedente (io
interpreto che per i lavoratori è fatto obbligo di indossare dispositivi di protezione
delle vie respiratorie in tutti i luoghi, ad eccezione di quelli in cui sia
garantita in modo continuativo la condizione di isolamento)
Anche se alcuni utenti (o clienti che dir si voglia) possono non indossare
la mascherina in alcuni luoghi chiusi (sempre che sia rispettata la distanza di
almeno 1 metro in condizioni di staticità), solo la partecipazione
consapevole e attiva di ogni singolo utente e lavoratore, con pieno senso di
responsabilità, potrà risultare determinante RIDURRE IL RISCHIO DI CONTAGIO,
non solo per lo specifico contesto aziendale, ma anche per la collettività,
quindi tutti noi possiamo fare qualcosa: METTERE LA MASCHERINA
(igienizzare spesso le mani e mantenere la distanza 😊), quando non si è da soli.
Il tutto è una mia interpretazione che non vuole essere una disanima giuridica
del testo del DPCM del 13 ottobre 2020 integrato con le modifiche fatte dal DPCM
del 18 ottobre 2020, ma solo un pensiero disinteressato.
Ricordiamoci che nei luoghi di lavoro è obbligatorio fare la valutazione di tutti i rischi e vi lascio con una domanda: “La distanza di un metro tra i lavoratori è sufficiente per RIDURRE IL RISCHIO DI CONTAGIO?”.